lA LEGGENDA DI SAN GIULIANO

A FRESCO IN THE CHURCH OF SANT'ANDREA ABOUT THE LEGENDARY SAINT JULIAN COMES TO LIFE

IN A THEATER PERFORMANCE BY ANDREA BRUGNERA

Julian, a rapacious hunter, receives the prophecy from a dying stag that he will murder his parents. Julian leaves home to escape his fate, but (Oedipus-like) he unwittingly accomplishes the horrific deed. In penitential remorse, Julian serves for years as a humble ferryman and giver of succor to those in need, including a leper who, hosted by Julian, assures Julian that God will grant mercy.

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Fragments of a fresco in the Church of Sant'Andrea—its subject long forgotten to the Orvietani—was recently recognized by a Japanese woman as depicting the story of the legendary patron of hospitality whose intercession was sought by travelers far from home hoping to find safe lodging. (San Giuliano is the patron saint of the Italian city of Macerata.)

Why might this story have been featured in the church of Sant’Andrea? A good possibility is that pilgrims stopping in Orvieto on their way to Rome were given hospitality at the church. Sant’Andrea, dating from the early 11th Century, served as the center of church life in Orvieto until the construction of the present cathedral in the early 1300’s.

The most widely-accessible account of St. Julian is found in the Golden Legend, the compendium of materials related to the Church Year compiled by the Dominican friar Jacobus da Voragine in the mid-1200’s. The fascinating story was retold by the great nineteenth-century French novelist Gustave Flaubert, the main source of the present production. Andrea Brugnera adapted Flaubert’s novella into a first-person monologue (in Italian) in which Julian gives his testimony of God’s grace and forgiveness given to a great sinner.

Journalist Davide Pompei prepared an account of this new project for the news-site OrvietoNews:

"La Leggenda di San Giuliano". Sacra Rappresentazione in Sant'Andrea

Nuova produzione per Kaminateatro-Studio d’Arte Fede e Storia, pronta a sortire con "La Leggenda di San Giuliano". Questo, il titolo del nuovo allestimento in programma per venerdì 8 e sabato 9 febbraio alle 21.15 sotto le volte della Chiesa di Sant'Andrea, nell'area antistante la rappresentazione pittorica de "L'Ospitaliere", il benestante mercante fiammingo redento fino alla santità. Quinte naturali del monologo saranno proprio gli affreschi della navata di sinistra, per chi entra dall'ingresso principale, eseguiti nel XVI secolo dagli allievi di Luca Signorelli.

Solo interprete della trasposizione letteraria del testo sarà il virtuoso attore trevigiano, naturalizzato orvietano, Andrea Brugnera con il coordinamento alla regia dello scenografo e artista argentino Carlos Coccia. Si tratta della settima produzione, nata dalla collaborazione fra l'Associazione Kamina e lo Studio, che tende al recupero della Sacra Rappresentazione in una città che da sempre ne è stata custodia e fulcro.

L'evento, accolto dalla Parrocchia di Sant’Andrea nella persona di don Luca Conticelli e con la gentile concessione degli Uffici Diocesani per i Beni Culturali Ecclesiastici e la Liturgia, è sostenuto dai progetti di ricerca dello Studio d'Arte Fede e Storia del Gordon College – Sede Distaccata di Orvieto, diretto dal professor John Skillen. Cuore spirituale, storico e artistico, le chiese più antiche della città.

"Per la seconda volta nel ciclo delle nostre creazioni – anticipa Brugnera – ci troviamo a lavorare intorno ad un affresco a tema sacro. Cercheremo di entrare in relazione con esso per avvicinarlo ai nostri sguardi contemporanei ormai privi di fascinazione e sensibilità, quando non di fede. L’ultima azione del genere è avvenuta due anni fa con 'L’Albero della Vita’ drammatizzato nel 2017 nella Chiesa di San Giovenale.

La sfida è quella di far scendere fino a noi le antiche pitture e farle parlare, restituire loro suono e continuità. Il processo non è molto distante dall’interazione fra iconografia e atto drammatico che nell’Età di Mezzo coglieva gli auditori popolari e meno sofisticati, educandoli con le inesauribili tecniche narrative, evangeliche ed agiografiche, della Biblia Pauperum, la Bibbia dei semplici".

"La Leggenda di San Giuliano" è uno spettacolo ispirato alle gesta di Giuliano, l’Ospitaliere, figura controversa e umana cui molta letteratura e iconografia si è ispirata nel tempo, a partire dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine nel XIII secolo, fino a Gustave Flaubert nel 1877. L’opera del primo, stesa fra il 1260 e il 1298, anno della scomparsa del monaco-vescovo-autore conta 150 vite di santi e li individua come marcatori del tempo.

Figure, cioé, che in senso escatologico guidano con l’esempio delle loro esistenze, verso l’Universale Giustizia. La diffusione della Legenda presso gli auditori medievali fu inferiore soltanto a quella della Bibbia. Motivo epico e fondante del racconto è il rapporto che lega l’uomo alla natura, alla famiglia, all’alterità. Giuliano è un giovane cavaliere che nel delirio per la caccia annienta ogni forma di vita che incontra, attirandosi una sovrannaturale maledizione che lo condurrà, proprio come Edipo, all’assassinio dei genitori.

"Il riscatto da questa colpa e la debita redenzione giungeranno solo attraverso l’annullamento della personalità e l’amore per i reietti, che lo trasformeranno prima in traghettatore e poi in santo. Questi moduli narrativi sono attuali proprio perché senza tempo. La lettura che intendiamo dare al lavoro è medievale quel tanto che basta per riferirci a una documentazione agiografica coerente, ma essenzialmente contemporanea. I temi della distruzione della natura, della negazione dei legami familiari e, infine, del recupero di una propria dignità solo grazie al riconoscimento del diverso non sono semplici argomenti del nostro quotidiano ma i rintocchi di un orologio che può scandire la fine della nostra cultura".
 

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